Diana sposa la vita

Vivere furtivamente una vita simulata non funziona mai. Meglio vivere il più possibile, al meglio e lasciar perdere le simulazioni. Resistere per quel che ha davvero senso ed è salutare. (Clarissa Pinkola Estés – Donne che corrono coi lupi)

Fin da piccina sono stata educata con l’idea che “la brava bambina” si sottomette ai dettami della famiglia e della società.

La “brava bambina” , crescendo, diventa la “brava ragazza” che trova il compagno, si fidanza e diventa la “brava donna e moglie” che resta a casa a badare ai figli e rassetta la casa, mentre il marito provvede a lavorare e si preoccupa del mantenimento della “bella famiglia felice” .

In pratica il concetto di “donna a metà” che si sposa perfettamente con una certa realtà, come il pane con il burro o la brioches con il cappuccino. Tanto che mi chiedevo spesso chi avesse stabilito regole tanto assurde.

Chi può stabilire cosa sia indicato come companatico affinché il palato sia soddisfatto e le papille gustative possano ricevere la giusta parte di godimento e soddisfazione?

Io non mi sono mai sentita “donna a metà” , anzi avvertivo una vocina irriverente che mi sussurrava “io mi sento bene da sola!” .

La mia infanzia e adolescenza sono trascorse in un clima sereno, terminata la scuola superiore mi sono iscritta all’università ed ho trovato un fidanzato.

Nulla da recriminarmi, non ho alcuna intenzione di puntare il dito contro le ragazze che trovano un compagno e poi si sposano, anzi, sono convinta che amarsi reciprocamente sia appagante.

La questione è che, senza rendermene conto, avevo inforcata la strada della “brava ragazza” (o donna a metà?), lasciandomi sedurre da uno stereotipo di vita che non mi apparteneva completamente.

La mia anima inquieta, blaterava, ma non le davo ascolto, anzi, assopivo il suo istinto perché volevo, ad ogni costo, concludere gli studi universitari ed affacciarmi al mondo del lavoro.

Alla mia storia d’amore mancavano gli slanci passionali, i fuochi d’artificio, emozioni che provavo nella dedizione allo studio e nell’immaginare il mio futuro lavorativo.

La “brava ragazza” cedeva lentamente il passo alla Donna che desidera ardentemente trovare la sua collocazione nel mondo.

Quindi, terminati gli studi universitari, partecipo ad un concorso per la specializzazione in storia dell’arte e nei tre anni successivi alla laurea, inseguo la mia avventura spostandomi fra Siena, Roma e la Calabria.

Lo studio mi trasmette l’ardore e la passione che il mio fidanzato non mi dona, ma continuo a recitare il ruolo della “brava ragazza” attivandomi nella preparazione del mio imminente matrimonio.

La mia vita sembra ormai tracciata, ma come scrive Clarissa Pinkola Estées , “la creatura chiusa in gabbia perde i suoi occhi naturali e alla perdita segue il vuoto. L’eccesso di addomesticamento è come un divieto di danzare imposto all’essenza vitale. Se è sano, l’Io selvaggio non è docile né vacuo, ma vigile e pronto a reagire a qualsiasi movimento o momento” .

Eccola lì, la mia parte istintuale, la mia anima selvaggia che si ribella all’imminente matrimonio perché si sente braccata.

Il mio futuro marito mi annuncia che dopo il matrimonio potrò scordarmi di seguire il mio sogno di mettere a frutto gli anni di studio, che tuttalpiù potrò aspirare a fare la commessa in un negozio.

La donna selvaggia che alberga nelle mie viscere si sente imprigionata!

Decido quindi di darle ascolto e annullo le nozze, contro il parere della mia famiglia e di tutto il paese calabrese dove sono nata e cresciuta…la scelta mi aggiudica il soprannome di “La Pazza” .

Non è pazzia la mia, ora lo so molto bene, ma prima di scoprirlo, sono caduta in una profonda depressione.

Dopo un anno di psicoterapia, trovo il coraggio e la forza per partire alla ricerca della mia strada, incurante delle critiche ricevute per aver deciso di scegliere la mia vita e non subirla.

Ricordo ancora il giorno del mio nuovo inizio.

Il 26 gennaio 2013 arrivo a Roma con il mio zaino ricolmo di progetti che scaldano e acquietano la mia anima.

Lavoro per una cooperativa come guida interna del Colosseo. Mi iscrivo ad un corso di kick boxing: sento ancora il bisogno di veicolare la rabbia e la frustrazione.

Approccio la corsa e prendo l’abilitazione come preparatore fisico; studio anche per conseguire il patentino di guida turistica.

La mia anima selvaggia ha iniziato a rinascere, sto bene e sono felice.

La mia parte creativa mi porta a realizzare un progetto nuovo: visite guidate per Roma correndo e finalmente unisco la passione per l’arte e lo studio con lo sport.

Imparando a stare bene da sola è arrivato anche il fidanzato giusto, conosciuto per caso, che rispetta, ammira e sostiene la mia sete di cultura, il mio desiderio di indipendenza e la mia natura selvaggia.

La mattina, quando mi osservo allo specchio, sorrido a me stessa e ringrazio la piccola vocina che mi sussurrava. ”Diana, stai bene da sola!” .


Parole Chiave:

COMMENTI

BB06-12-20 17:30
brava
Donna Incanto06-12-20 17:33
Vero, Diana è stata capace di prendere in mano la sua vita. Spero che molte altre donne facciano lo stesso
Laura06-12-20 17:42
Brava Diana, sei un esempio da seguire! E complimenti a Donna Incanto per aver scovato un'altra storia a lieto fine ❤
Donna Incanto06-12-20 17:44
Grazie Laura per aver apprezzato il racconto. Diana è un altro esempio di Donna che ha saputo, con immenso coraggio, vivere la sua vita!

INSERISCI UN COMMENTO

Inserisci il tuo nome

Questo sito NON immagazzina le informazioni degli utenti. Ti consigliamo di non utilizzare il tuo cognome.