Educazione ed istruzione nel nord Europa

Uno dei tormentoni mediatici di questo momento è la decisione della famiglia finlandese di ritirare i propri figli dalle scuole italiane e trasferirsi in Spagna.

Quali sono le motivazioni che li hanno portati a prendere questa decisione?

Il loro pensiero è chiaro: l' esperienza ha messo in crisi le loro abitudini e i loro valori educativi. Nel nord Europa il sistema scolastico è strutturato in modo differente. Si basa su maggiore autonomia nei confronti dei figli fin dalla tenera età, più possibilità di movimento durante le ore a scuola, meno retorica e più rispetto durante le ore di lezione.

La famiglia ha portato alla luce una questione che attanaglia il nostro sistema educativo. Basato su un nozionismo che premia la buona memoria e mette alla gogna tutti coloro che di memoria per date e nomi non ne ha molte. Un sistema basato su genitori che credono di essere sindacalisti dei propri figli e denunciano i professori perché tentano di imporre un minimo di disciplina all'interno della classe. È vero, sono situazioni limite entrambe, ma perché non fermarsi e riflettere sulla nostra realtà e provare a trovare delle soluzioni?

Il sistema scolastico italiano non è affatto conforme allo sviluppo dei bambini. Si richiedono performance che loro non sono in grado di raggiungere e la frustrazione sfocia poi con episodi gravi quando entrano nella fase adolescenziale. I genitori difendono atteggiamenti deplorevoli dei figli, giustificando qualsiasi azione e mettono sotto scacco educatori con accuse assurde. Si giustifica l'indifendibile e il risultato è che le aule non sono più deputate all'apprendimento, ma a guerriglia urbana, dove è permesso insultare, minacciare compagni e docenti. Ne consegue un sistema basato sul metodo coercitivo premio/punizione fin dagli albori dell'infanzia. Il risultato è tutt'altro che positivo, visto cosa riportano i quotidiani.

Da qualche anno stimati psicologi e pedagogisti richiamano l'attenzione sul sistema educativo e i modelli che stanno emergendo. Genitori che allacciano le stringhe a figli preadolescenti, che li accompagnano a scuola portando lo zaino o che gli preparano la cartella la sera. Questo sistema porta allo sviluppo di piccoli tiranni, convinti che sia tutto dovuto e che inevitabilmente porta a non riconoscere l'altro come persona, ma come soddisfacimento dei propri desideri e bisogni.

Non meravigliamoci se poi riceviamo critiche da chi proviene da un modello educativo fondato su autonomia e rispetto.

Se poi riflettiamo sul modello di studio, la questione si rende ancora più imbarazzante.

In Italia si punta ad uno studio mnemonico e non alla comprensione critica, tanto che i ragazzi con diagnosi di DSA sono quelli maggiormente mortificati da questo sistema d'insegnamento.

I libri di testo sono pieni di informazioni futili o eccessivamente complesse. Penso ai libri delle elementari che trattano argomenti di geografia astronomica senza valutare lo sviluppo del bambino che a sette o otto anni non è assolutamente in grado di processare informazioni tanto astratte.

La scuola ha perso il contatto con il concreto e a ridotto l'insegnamento a pura astrazione.

I bambini non riescono ad appassionarsi alla conoscenza perché gli manca la concretezza. Si annoiano, si indispettiscono e comprendono che i migliori sono quelli dotati di buona memoria e non di buon ragionamento.

Ecco perché il sistema italiano, visto da occhi differenti, è dato come fallimentare! Come dargli torto.

Non entro nel merito della questione educativa. Altro tasto dolente, ma che riguarda una platea più ambita includendo, senza esclusione di colpi, gli adulti.



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