Equilibrio

Tutto ebbe inizio agli albori della primavera del 2020. Siamo stati colti di sorpresa, impreparati a ciò che stava accadendo intorno a noi. Ci siamo ritrovati con la libertà di movimento limitata, la paura di qualcosa di impalpabile che stava modificando le nostre abitudini.

Questa situazione ha prodotto qualcosa di inaspettato: il desiderio della riscoperta di relazioni autentiche. Speranza mostrata anche attraverso striscioni arcobaleno che germogliavano come foglie primaverili ai balconi e alle finestre con la scritta “ce la faremo”. Abbiamo assistito a concerti improvvisati sui balconi, alle finestre e il mondo intero si è unito in un processo di cura che ha coinvolto anche la terra che ci ospita.

L’aria frizzante e pura si mischiava con la smania di abbracci di rinascita e rinnovamento.

Ora mi chiedo: cosa non ha funzionato? Cosa è andato storto? Perché mi sembra che il desiderio di rinascita e amore sia stato scalzato da cattiveria e odio? Perché si sono creati due schieramenti come se fossimo all’interno di un ring e ci stessimo giocando il round finale: quello del tutto per tutto?

Ho l’impressione che i mesi passati chiusi all’interno delle nostre case abbiano prodotto l’effetto di acuire discriminazione e intolleranza piuttosto che solidarietà e amore. Siamo passati da “peace and love” a “hate and destroy”. Forse la paura, inoculata anche attraverso una propaganda incessante che ci sta martellando da tempo, ha dato i suoi frutti. Se trascorriamo il nostro tempo ascoltando bollettini che somigliano più ad una guerra, se lo stato ci martella con notizie negative e catastrofiche alla fine ci convinciamo che la situazione è realmente drammatica e lo spirito di sopravvivenza ci pone gli uni contro gli altri, togliendoci la capacità critica e di ragionamento. Privandoci di amore, empatia e comprensione perché è la paura che ha vito su qualsiasi altra emozione.

Ci sarà una spiegazione a tutto ciò ed io vorrei porre l’attenzione sulle modalità di condizionamento ed apprendimento partendo dai princìpi base delle teorie cognitivo comportamentali. Queste teorie – giusto per essere chiari fin dalle prime enunciazioni – sono state sperimentate sugli animali e poi sugli uomini ed è stato riscontrato che le modalità di acquisizione dei comportamenti condizionati sono molto simili fra le due categorie.

Molti conoscono l’esperimento pavloviano del cane e della salivazione condizionata dal suono della campanella, ma è bene sapere che dopo Pavlov sono state formulate nuove teorie che hanno compiuto passi importanti per comprendere i vari tipi di condizionamento ed apprendimento. Skinner è uno fra i ricercatori che hanno osservato l’importanza del rinforzo (positivo, negativo o neutro) durante i processi d’apprendimento. Ai suoi studi dobbiamo la scoperta che non è sufficiente osservare lo stimolo e il sintomo, ma è opportuna anche l’osservazione della risposta da cui scaturisce il rinforzo di cui ho scritto poche righe sopra. Tolman –nel lontano 1932 - ha definito il comportamento strumentale, come un comportamento intenzionale perché, diversamente dalla risposta pavloviana, la risposta strumentale è prodotta con lo scopo di ottenere o evitare qualcosa. Tolman e Skinner hanno studiato a lungo sulle conseguenze del condizionamento strumentale o operante per comprendere quanto i condizionamenti acquisiti si mantenessero nel tempo. Gli studi e le scoperte successive hanno potuto condurre alla formulazione dei comportamenti umani e portare alla conclusione che una risposta strumentale può essere rinforzata positivamente quando l’esito è costituito dal verificarsi di un evento desiderabile e può essere rinforzata negativamente quando si ottiene un esito non auspicato. La permanenza del condizionamento aumenta se il rinforzo è intermittente.

La rilettura in chiave cognitivo comportamentale rispetto agli eventi che ci stanno dominando mi

 

pare utile per comprendere meglio il cambio di rotta che abbiamo potuto osservare. Sicuramente la paura ha preso il sopravvento rispetto alla nostra parte razionale gettando le basi affinché il “sistema” operasse per dividere le persone. Noi abbiamo temuto il virus, il “sistema” ha temuto l’unione delle persone portandoci a dividerci anziché unirci, perché un popolo diviso è più facile da governare che uno unito nel raggiungere un solo obiettivo. Questo non vuol dire che dobbiamo pensare ed agire tutti allo stesso modo, ma è importante tener presente che le persone non sempre hanno le stesse opinioni, ma che esse vanno rispettate. Ciò che dovrebbe unire sono sentimenti quali il rispetto e l’ascolto, non il prevaricare uno sull’altro.

Ricordiamoci sempre che Giulio Cesare affermò “divide et impera” e noi lo stiamo permettendo. C’è invece un’altra possibilità che varrebbe la pena esplorare e mettere in atto in questo momento storico di incertezza ricordandoci che posti di fronte all’incertezza bisognerebbe porsi sempre la domanda:

che cosa posso fare?

Diminuire l’incertezza o aumentare la tolleranza?

Ammettere che le avversità fanno parte della vita, accettare che i problemi esistono e considerarli solo come tali: problemi da risolvere, non drammi inaccettabili e minacciosi.

Accettare una dose d’incertezza e di avversità nelle nostre vite fa parte del vivere.

La Rochefoucault afferma “è meglio impiegare la nostra mente per le disgrazie che capitano, anziché prevedere quelle che ci possono capitare”

Proviamo a riflettere su questo punto di vista e riportiamo alla nostra consapevolezza quanto il bisogno di condividere affetto, solidarietà ci abbiamo unito permettendo a ciascuno – in forme differenti – di assaporare e godere dell’idea dell’incontro con l’altro.

 

Foto di mirkobozzato by pixbay


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COMMENTI

Serena11-01-22 9:50
Eh già, siamo diventati sospettosi, gli altri ci fanno paura e il nostro modo di vedere il prossimo è profondamente cambiato (in peggio)…dovremo riflettere su questo e fare un lavoro su noi stessi per provare a smettere di avere così tanta paura e ricominciare a vivere, perché ogni giorno è un dono ed è un peccato sprecarlo vivendo nel buio…
Donna Incanto11-01-22 9:53
Carissima, la tua riflessione è in linea con i miei pensieri ed aspirazioni. Grazie

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