L'anima di Inès


"I poteri intuitivi sono stati dati alla vostra anima alla nascita. Sono stati ricoperti, forse da anni e anni di ceneri e di escrementi. Non è la fine del mondo, perché si possono sempre lavare via. Con un po' di sfregamenti e di esercizio, i vostri poteri percettivi possono essere riportati allo stato primigenio." (Clarissa Pinkola Éstes)


Rannicchiata, la schiena appoggiata al muro di casa, osservo i lunghi fili d'erba del mio prato che ondeggiano cullati dal venticello e l'immagine mi riporta alla mia condizione di essere umano che, come gli steli dell'erba, si muove passivamente seguendo gli eventi. Senza rendermi conto ho cominciato ad ondeggiare come l'erbetta che osservo e penso alla mia vita.

Non avrei mai creduto di lasciare la Francia per trasferirmi in Italia e non avrei mai pensato che la crisi del mio matrimonio mi avrebbe condotta dove sono ora.

Dopotutto la vita è sempre diversa da ciò che ci aspettiamo quando siamo giovani e crediamo di poter cambiare il mondo, fermamente convinti di non commettere gli stessi errori dei nostri vecchi. Pensiamo che il mondo sia tutto bianco o nero e siamo certi che le sfumature possano solo confonderci le idee.

Lentamente e con grande fatica ho dovuto prendere in mano la mia vita cercando il bandolo della matassa. Con gli anni quel gomitolo si era attorcigliato intorno a me e inesorabilmente, mi aveva costretta a respirare e muovermi sempre con maggiore fatica.

Dove si era persa l'intrepida Inès? Quella piccola donna dagli occhi cerulei e pieni di vita con quel ciuffo riccio che ricade spavaldo lungo la guancia? Dove era finita la mia spensieratezza conquistata dopo anni di torpore e inerzia?

Il mio matrimonio stava cadendo a pezzi, ma io volevo assolutamente usare qualsiasi tipo di collante per tenerlo insieme.

Federico mi aveva tradita, non una, ma più volte ed io lo avevo scoperto. Mi ero accorta che mi spiava e controllava i messaggi sul mio telefono. Il fedifrago era lui ed io mi sentivo comunque fuori posto. Ciò nonostante decido di intraprendere una terapia di coppia. Lui accetta. Dice di essere pentito per il suo comportamento e davanti alla terapista dichiara di essere profondamente innamorato di me. "Lo giuro sulla testa dei nostri figli sono pentito. Non so cosa mi abbia preso. Non capisco perché ho iniziato a frequentare un'altra donna. Ora ho capito che tu sei la persona più importante della mia vita, no posso pensare ad una vita senza di te!" Chiede scusa, si pente ed invoca una seconda possibilità.

Gliela concedo. Il doloroso processo di guarigione è iniziato ed io sto prendendo contatto con la mia parte istintiva.

Alla mia porta bussa con forza una domanda: perché mi ritrovavo in questa situazione? Quale esperienza della mia vita poteva pormi in una situazione similare? Perché dubitavo costantemente dei miei pensieri, delle mie deduzioni?

Ecco che un vento gelido percorre tutta la mia colonna vertebrale e mi trasmette la sensazione di una doccia fredda. Avevo già assistito ad una situazione analoga, per molti anni, da cui ero fuggita appena diciassettenne: i miei genitori! Come potevo essere caduta nel loro cliché? Cosa dovevo imparare dalla mia relazione con Federico per crescere?

È così che ho iniziato a sciogliere i fili che mi stringevano il petto,mai pensato che la ricerca dell'origine del mio disagio potesse ricondurmi alla mia infanzia.

Mi sono avvicinata ad un percorso di psicoterapia per la seconda volta nella mia vita. Avvertivo l'esigenza di cambiare qualcosa di me, ma non sapevo da cosa iniziare. Il mio malessere era riconducibile al tradimento o vi era qualcosa di più profondo?

Ero impaurita, mi sentivo sotto minaccia continua e non ero in grado di reagire a nulla. Accettavo gli eventi passivamente, senza rendermi conto delle ferite emotive che comportavano. Ero un dolce cocker che scodinzolava al suo padrone .

La mia vita correva su due binari paralleli. Il mio presente e il mio passato. Si mischiavano, si accavallavano ricordi e sensazioni, nel mezzo si destreggiava, a fatica, la ventenne Inès che aveva chiuso con il passato più remoto e si era allontanata dalla casa paterna alla disperata ricerca di se stessa.

Come una saggia guaritrice ho preso il mio pentolone, acceso il fuoco e con un lungo mestolo di legno ho iniziato a rimestare. Contemplando il rigoglio dell'intruglio, ecco che affiora un ricordo.

Negli ultimi anni di matrimonio non provavo grande piacere nella sessualità con mio marito. All' inizio del nostro rapporto mi sentivo amata, coccolata, come se fossi il suo unico ed esclusivo desiderio. Poi mi sono accorta che il desiderio era scomparso. Accondiscendevo alle sue richieste per "dovere coniugale" o per placare un bisogno fisico. Non mi sono mai opposta alle riprese video dei nostri corpi nudi. Lui mi diceva "è bello ed eccitante potersi riprendere mentre facciamo l'amore" . All' inizio il gioco sembrava intrigante, poi il mio corpo rimaneva molle e la mia mente sentiva le sue parole senza rielaborare la sua richiesta. È vero in amore tutto è concesso, non sono pudica, ma in questo contesto non provo né eccitazione né ribrezzo. Riesco a vedermi distaccata, perché?

Rimesto ancora e arriva un'altra immagine. Sono in Francia a casa dei miei genitori. Mio padre è un artista. Mi chiede di posare nuda per degli scatti fotografici. Da quando il mio corpo si è trasformato e sono uscita dalla pubertà il suo interesse per me è aumentato. Mi dice di desiderare immortale il mio corpo per permettermi di rivedere i miei seni turgidi quando sarò più matura e perderanno tonicità, proprio come quelli di mia madre. Non trovo bizzarra la sua richiesta, dopotutto lui è un artista e quelli come lui fruiscono di modelle in désahabillé. Chiedo solo la cortesia di non togliere le mutandine. Posso accettare l'idea di essere fotografata a seno nudo, ma non completamente svestita. Lui si prodiga in mille scatti e conserva, sul suo PC, il racconto del mio corpo. Mi suggerisce di posare anche per dei suoi colleghi. Accetto senza pormi domande, ma sono irremovibile rispetto alle mutandine anche con loro. Non è la vergogna del mio corpo che accomuna questi episodi, si tratta di qualcosa di più complesso e remoto che non riesco ancora a comprendere.


Un altro ricordo resta impigliato nel mestolo e affiora dal sobbollire. "Il corpo è il mio!". È la frase che ho urlato a mio marito quando ho scoperto che sul desktop del computer c'era una cartella con tutti i video girati durante i nostri rapporti sessuali. Erano tutti lì, a portata di chiunque! Sono inorridita al solo pensiero che uno dei miei figli avrebbe potuto trovarli. Federico si è alterato quando gli ho comunicato di averli cancellati. "Perché lo hai fatto?Era un modo per ricordarmi di te, di noi, soprattutto ora che siamo separati!" Come osava tenere quei ricordi senza il mio consenso?

Mio padre mi ha dato una risposta simile. Possibile che entrambi avessero così poco rispetto per i miei pensieri, le mie emozioni?

Sento la giovane Inès che mi dà una pacca sulla spalla e mi sussurra "brava! Stai cominciando a ricordare il motivo che ti ha condotta lontana dalla tua famiglia: il bisogno di essere te stessa. Il corpo è tuo, lo spirito anche e non devi permettere a nessuno di abusarne."

Sto iniziando a comprendere che per essere fedele a me stessa non devo necessariamente essere accondiscendente con tutti, devo imparare a rispettare i miei desideri e i miei bisogni ed essere autorevole quando mi oppongo a qualcosa che cozza con me stessa.

La diciassettenne lo aveva intuito. La parte istintiva le aveva indicato la via della salvezza. Ecco perché mi ero iscritta a Lione all'università. La mia anima blaterava il bisogno di libertà.

Mio padre non era severo solo con me. Denigrava spesso mia madre. "Come osi non indossare le autoreggenti la domenica?" "Guarda come ti sei ridotta! I tuoi seni sono flaccidi!" . "Ines è meglio di te, guarda che seni turgidi e che gambe affusolate!"

Sentivo quello sguardo carico di Eros su di me. Mi sembrava inopportuno. Perché i suoi occhi e il suo obiettivo erano sempre diretti a me e non a mia madre?

Avevo dimenticato la parte seduttiva di mio padre nei miei confronti e quella di carnefice con mia madre. Solo quando ho trovato le mie foto artistiche, conservate religiosamente, la mia memoria sì è svegliata. Ho intuito che la ricerca del bandolo della matassa potesse avere un senso profondo per la mia anima. Dopo questa scoperta, mi svegliai la mattina seguente con un otite sanguinolenta. Il mio corpo mi mandava dei messaggi forti, visto che la mia mente era ancora assopita. Con i mezzi a sua disposizione cercava di comunicare con il mio spirito. "Sei sorda? Non ti rendi conto che stai permettendo a tuo padre di sedurti?"

Io ero sorda, cieca e atrofizzata. Congelata dalla paura di dire "è il mio corpo! Come ti permetti!"

Ora inizio a comporre il complesso puzzle della mia vita. Fuggivo da qualcosa di ingiusto, inappropriato. Ci sono cascata nuovamente con Federico.,

La parentesi a Lione mi ha permesso di assaporare la gentilezza, l'amicizia e il divertimento. Mi sono dedicata a studi umanistici e mi sono laureata.

Il fine settimana correvo a casa per proteggere inconsciamente mia madre dal carnefice immolandomi nel ruolo di salvatrice. Trascuravo il fatto che ero anch'io la vittima del medesimo carnefice.

Dovevo essere perfetta agli occhi di mio padre, sottostare ai suoi sguardi, sorridere ai suoi complimenti ed assecondare i suoi desideri seduttivi nei miei confronti. Solo così le liti fra i miei genitori diminuivano. Il comportamento di mio padre minava lo sviluppo della mia personalità. Ero concentrata su mantenere la calma all' interno della mia famiglia, mi sentivo in dovere di proteggere mia madre e in colpa se non ero la figlia "perfetta e desiderata".

Mi fermo dal rimestare nel pentolone. Ho bisogno di un bicchiere d'acqua e di un lungo respiro.

Perché non ho compreso all'epoca? Forse non avrei permesso a Federico di umiliarmi, se solo mi fossi concessa maggiore introspezione.

Ora posso riprendere a scendere nell'abisso dei miei ricordi e provare a dare un senso alla mia vita, mettendo un punto e voltando pagina.

"Guadalupe!"

"Cosa c'entra Guadalupe, Inès?"

"Cara, ti ricordi cosa è successo a Guadalupe?"

"Certo! Sono stata molestata da uno sconosciuto, mentre ero in vacanza con i miei genitori".

"Come hai reagito?"

"Non ho reagito! Neppure i miei genitori!"

"Cosa diresti ora a quell'uomo?"

"Il corpo è mio! Non puoi toccarlo!"

Con più mescolo nel pentolone, più l'acqua scura e fetida inizia a esalare. Il colore si schiarisce e comincio a intravedere il fondo della pentola.

Aggiungo legna al fuoco. Ora non posso e non voglio che il processo di distillazione si possa interrompere.

Un forte boato, rumore di lamiera e una sirena. Sono su un ambulanza. Giaccio immobile in un letto d'ospedale. Cosa è successo al mio corpo? Perché non si muove? Perché improvvisamente sento il bisogno di ribellarmi?

"Attacchi di panico" sentenzia il dottore.

Il mio corpo sta parlando nuovamente al mio spirito. "Sei intrappolata in una situazione che non ti giova. Devi fare qualcosa, reagire incazzarti con chi ti seduce"

Per qualche anno mi sento perennemente in bilico. Mi blocco e divento marmorea. Ho paura e questo sentimento mi porta a studiare modi per togliermi la vita, nonostante il mio desiderio di libertà, spensieratezza e realizzazione, perché mi soffermo a riflettere su come suicidarmi?

Sto toccando il fondo. Decido di affidarmi ad un percorso di psicoterapia e mi iscrivo ad un corso per imparare l'italiano. Con la scusa di poter approfondire la lingua mi trasferisco in Italia dove lavoro come guida turistica per pellegrini francesi. Incontro molte persone che mi insegnano a non temere la condivisione dei sentimenti. Mi innamoro dell'arte e del mio lavoro. In Italia conosco Federico. Non è stato un colpo di fulmine. Cupido era distratto e non ha scagliato la freccia. È stato un lento processo di avvicinamento. Lui ha utilizzato tutti gli strumenti seduttivi che conosceva per conquistarmi.

Seduzione..parola molto utilizzata in campo amoroso. Per certi versi fatale. Nel mio caso è stata simile ad un veleno. Gli uomini della mia vita hanno utilizzato la seduzione, l'eros per prendere possesso del mio corpo. Quel corpo che ha accettato, senza indugi di essere mercificato per il loro piacere, accettando compromessi, in virtù dell essere accondiscendente fino a spingermi nel baratto del suicidio. Eliminando il corpo, oggetto di un desiderio malsano, avrei cancellato la mia sofferenza viscerale e taciuta.

Busso ad una porta. Sul campanello c'è scritto "casa delle donne". Sono incerta. "Crederanno al mio racconto? Mi prenderanno per pazza? Forse sono veramente pazza."

L'uscio si apre e una donna esile mi dà il benvenuto. Mi accompagna in una stanza dove incontro un'altra donna. Mi siedo. La borsa voluminosa che ho sulla spalla diventa il mio scudo al petto. Inizio il mio racconto. Sono giunta fino a qui per capire se la relazione con Federico è pericolosa per me. Le parole scorrono..."Federico ha filmato i nostri incontri sessuali e temo che possa divulgarli in rete" . "Ero certa di averli trovati tutti e cancellati. Invece lui mi ha giurato di averne salvate delle copie. Ho paura! Non sopporterei che la nostra intimità possa finire in rete!" "Federico non vuole lasciare la casa. Mi ricatta sia con i video che economicamente". "Non so più chi sono, non riesco a capire se sono pazza o se i suoi comportamenti sono disdicevoli". "Talvolta sembra sinceramente pentito e chiede scusa. Mi copre di attenzioni. Un attimo dopo mi ricatta e denigra". "Usa la carta della pietà per trovare uno spiraglio di pacificazione, ma lo fa solo per il suo interesse, se deve ottenere qualcosa di cui sente il bisogno". "Si è presentato a casa, mentre io ero con le mie amiche, senza avvertire, e pretendeva di restare con noi. La scusa era che lo faceva per i figli. Io ero a disagio. Non riuscivo a capire se fosse giusto o meno. I sensi di colpa, per il benessere dei miei figli, erano come macigni". "Trova sempre il modo di mettermi a disagio. Di farmi sentire in difetto. Usa il ricatto per instillare in me il dubbio che si sia pentito e che sia cambiato. Fatico veramente a comprendere quali siano i miei bisogni e finisco sempre per vacillare sul precipizio dei sensi di colpa".

L'incontro con la responsabile della "Casa delle donne" mi permette di capire che non sono pazza. Comprendo che è giunto il momento di prendermi per mano e traghettare verso la mia vita.

Cerco un legale che mi possa assistere e denuncio il mio ex marito.

Vacillo ancora, non sono abbastanza forte per distaccarmi dal mio passato. Credo però di aver scelto la strada giusta per onorare me stessa e la mia libertà.

Ritorno in Francia e incontro un mio vecchio compagno d'università. Parliamo a lungo e gli apro il mio cuore. Inizia un lento corteggiamento e il mio corpo, finalmente, reagisce alla seduzione.

Ora si che la seduzione, l'eros e l'amore sono un'altra cosa da ciò che avevo sperimentato.

La vera seduzione è una danza a due. È un prendersi e ritrovarsi in armonia con i propri desideri e senza subire passivamente.

Il mio corpo ora reagisce ed è desiderante.

La mia vita si sta trasformando in un'opera d'arte dove io sono la protagonista con i miei figli e Matthieu.

L'intruglio del mio pentolone ha portato ad una pozione rigeneratrice. Ho aggiunto nuovi ingredienti ed ora il sapore e il profumo sono più interessanti. Gli aromi che utilizzerò da ora saranno scelti da me, mescolerò, annuserò il risultato ottenuto e se non sarà soddisfacente, inizierò di nuovo.

Del mio travagliato passato, ricostruito lentamente e faticosamente ho imparato che tutte le bugie di Federico erano la manifestazione del suo squilibrio. Riusciva e riesce ancora a stravolgere la realtà, solo per tenere insieme il suo mondo, non il mio o il nostro. Ha negato con fermezza i ripetuti tradimenti, ogni volta ha giurato sui nostri figli che non era successo nulla. Ha instillato il dubbio nella mia mente che fossi pazza. Neppure davanti a fatti concreti è riuscito ad ammettere che la realtà era ben lontana dalle sue affermazioni. Mi ha fatto vacillare più volte. Entravo nel suo mondo perdendo di vista il mio e la realtà. Lui era così fermo nel respingere le mie accuse e alla fine soccombevo.

I pellegrini mi hanno aiutata a ricercare la serenità. Ho imparato che si possono condividere le debolezze e i dubbi senza scagliarsi uno contro l'altro. Mi hanno insegnato che è importante tenere fede a sé stessi, senza costringere l'altro a sottomettersi, a vivere nel terrore.

La giovane Inès mi ha aiutata in questo lungo percorso, indicandomi la via della libertà, dell'autenticità e del rispetto dei miei bisogni.

Ho utilizzato tutti gli ingredienti per ricreare, plasmare ed amare l'adulta Inès e quando mi guardo allo specchio rivedo gli occhi desideranti, il ciuffo ribelle e sono felice ed orgogliosa di ciò che sono ora.


immagine di Ily Ramone. Titolo "i progetti sono germogli"






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COMMENTI

Giada03-11-22 21:11
Storia molto triste su violenze della donne, ma come sempre dimostriamo di avere una grande forza interiore. Brava Paola ♥️
Donna Incanto03-11-22 21:14
Grazie Giada È una storia complessa, sono orgogliosa del percorso di questa donna e le sono grata per la condivisione.

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