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La giornalista, Lilli Gruber, intesse una trama interessante che ci permette di comprendere che le donne ricoprono ancora ruoli secondari, sebbene nelle società dove vi è realmente equità fra i sessi sia palese che la situazione sociale sia migliorata. Perché allora non impegnarsi realmente per raggiungere questo obiettivo?
Il libro è del 2008, ma sembra lo specchio della realtà attuale.
Cosa non sta funzionando allora?
È possibile che gli stereotipi a cui siamo ancorate siano così radicati tanto da costringerci in un eterno limbo?
Perché la consapevolezza acquisita non si trasforma in azione e continuiamo a parlare e lamentarci?
È giusto esultare per una declinazione femminile di una professione, quando le donne sono ancora ai margini?
Esultare perché sul dizionario hanno introdotto la definizione di architetta, sindaca... Gongolare per il nome di una strada o l'inaugurazione di una statua in onore di una donna, non suona come il dolcetto al bambino che finalmente si sottomette alle regole?
Nel quotidiano esistono ancora grandi difficoltà e differenze di genere che non permettono alle donne di ricevere un trattamento equo, perché dobbiamo esultare per queste briciole?
Credo che stiamo tutte commettendo un grave errore, quello di pensare che "il dolcetto" rappresenti il riconoscimento del nostro valore, invece quel dolcetto è la ricompensa per la nostra stupidità.
Siamo talmente abituate a restare ai margini, a essere poco apprezzate ed educate al ruolo del tuttofare che non ci siamo ancora svegliate dal nostro torpore e dimentichiamo che le nostre antenate, anche sotto tortura, deridevano i loro aguzzini.
Loro hanno difeso la libertà con la vita. È vero, sono state massacrate, ma prendiamo spunto dalla loro essenza e iniziamo a ritrovarci insieme, ricostruiamo la potenza femminile dettata dalla forza generata dal gruppo e allontaniamoci da questa visione della società. Opporsi non serve a molto, è necessario ripartire dalle nostre origini e dal nostro istinto.
Riuniamoci, incontriamoci, condividiamo e iniziamo a fondare un mondo di alleanza. Molti uomini, grazie alla nostra educazione, hanno acquisito maggiore consapevolezza, iniziamo a dialogare anche con loro, perché il mondo si costruisce insieme e non in contrapposizione.
Edito da Rizzoli anno 2008
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