la tela spezzata di Silvia

Quando sei giovane pensi che il mondo sia ai tuoi piedi, affronti la vita con quel pizzico di incoscienza che ti permette di sfidare la sorte e le convenzioni. Non ti preoccupi del pensiero della gente e agisci dominata dall’istinto. Quell’istinto che ti permette di pendere decisioni azzardate, senza troppi pensieri.

Di quegli anni conservo la voglia di viere, l’essere ironica e spontanea – alle volte poco domabile – ma sincera e leale.

Non preoccupatevi, fra poche righe entro nel cuore della mia storia. Quella di un amore travolgente; quindi sedetevi comode e preparate i fazzolettini (noi donne abbiamo un’innata propensione per la lacrimuccia).

Bene, se siete comode, inizio il racconto della mia avventura.

Quando ho iniziato la mia relazione con Angelo ero giovane e, sicuramente, più avventurosa di ora. L’ho conosciuto poco dopo essermi laureata e si, sono caduta nello stereotipo della giovane segretaria che intesse una relazione con il suo capo!

Immagino già i vostri pensieri…ma la mia storia con Angelo è stata travolgente fin dall’inizio e - posso affermare con estrema lucidità e sincerità -  dominata da un amore profondo.

All’epoca ero fidanzata con un altro uomo. Ora penserete che sono fedifraga, ma non è stato così. Non appena mi sono resa conto del sentimento che germogliava in me ho chiuso la storia con Mr. X e mi sono palesata ad Angelo.

Avete capito bene: mi sono dichiarata io ad Angelo!

Era trascorso pochissimo tempo, ma io avvertivo l’urgenza di trascorrere ogni momento possibile con lui. Non potevo attendere.

Mi sono imbarcata in una relazione complicata: lui aveva una bambina piccola ed io nessuna esperienza con infanti. Ma la mia anima temeraria non mi ha permesso di indugiare ed ho accolto la mia storia d’amore a braccia aperte.

Angelo era più calmo nei modi rispetto a me, lo sguardo austero, ma allo stesso tempo dolce. Non posso dire che sia stata una relazione semplice. Alle volte mi infuriavo talmente con lui che sembrava di essere al mercato, ma ci amavamo profondamente.

Il nostro legame si è consolidato con l’arrivo della piccola Vittoria. La mia gravidanza è stata complicata psicologicamente. Avevo una paura fottuta di non essere all’altezza di crescere una bambina e temevo di non essere una buona madre. Ero persino angosciata di trascurare Anastasia, per questo non riuscivo ad essere in pace con me stessa.

Angelo mi ha supportata egregiamente in questo passaggio della mia vita. Ha infuso coraggio e stima alla giovane mamma che si avventurava nella cura di due bambine.

Vittoria ha preso da me coraggio e determinazione e fin da subito mi ha messa alla prova, ma ora che la guardo - ormai entrata nella fase della pubertà - sono orgogliosa dello scricciolo che posso stringere fra le mie braccia.

 Ma torniamo a Angelo e me. La mia vita con lui era un quadro all’interno di una cornice dorata. Lui affermato imprenditore, con un desiderio: acquistare uno stabilimento balneare dove vivere.

Siamo riusciti a mettere a segno anche questo progetto acquistandone uno con casa annessa! Immaginate i tramonti mozzafiato, con un bicchiere di vino in mano e due amanti che si godono la meraviglia di godere tutto questo.

Questa era la mia vita con Angelo: una favola sotto molti aspetti!

Finché un maledetto giorno Angelo si ammala. Non di una malattia qualsiasi, ma di un tumore…

Fin dall’inizio lui è consapevole di quanto stava accadendo. Io comprendo che la situazione è difficile, ma resto positiva e continuo ad immaginare il siparietto che si conclude con “e vissero per sempre felici e contenti”.

Angelo no, ha chiaro - forse fin troppo - che non gli resta molto tempo da vivere e si adopera affinché tutto sia sistemato prima della sua morte.

Io mi arrabbio, litighiamo… quanto litighiamo in quel periodo! Lui non muta la sua decisione e predispone tutto. Vuole essere certo che alla sua morte le sue figlie ed io non ci troveremo in difficoltà.

Solo ora, a distanza di tanti anni, sono in grado di comprendere che anche quel gesto era un’ulteriore prova del suo amore profondo…ma a quel tempo mi arrabbiavo e basta.

Io ero convintissima che lui sarebbe sopravvissuto a quella prova. Angelo era un uomo forte e coraggioso, non poteva capitolare, non poteva lasciarmi! Il mio carattere guerriero mi esortava a lottare per entrambi, mantenendo la carica positiva e fiduciosa, rispetto all’epilogo della malattia.

Lui invece programmava ogni minuto della vita che gli rimaneva. Voleva essere ricolmo di attimi e giorni indimenticabili.

Nonostante la malattia, organizza un viaggio a Parigi. Desiderava momenti indimenticabili, anche lui. Forse, come me all’inizio della nostra storia, sentiva il bisogno di fare accumulo di situazioni indimenticabili con noi, per poterci lasciare con un’overdose d’amore nel cuore.

Io non capivo allora, la mia mente, il mio cuore e la mia anima erano convinte che se lui programmava il viaggio era semplicemente perché stava meglio e voleva festeggiare la sua prossima guarigione con tutte noi…

Non riuscivo neppure a pensare che potesse spegnersi nell’arco di pochi mesi.

Non sono neppure stata in grado di cogliere il suo ultimo saluto all’educatrice di Vittoria.

Angelo non era quasi mai andato a prendere la nostra piccola al nido, ma quel giorno ha deciso di accompagnarmi e mentre la piccola Vittoria si infilava le scarpe ha abbracciato Patrizia, la stratta energicamente a sé e poi le ha detto “volevo passare a salutarti”

Neppure allora ho recepito che i momenti con lui erano contati…ero fermamente convinta che saremmo invecchiati insieme e, sempre in riva al nostro mare, con un buon bicchiere di vino, avremmo brindato al nostro amore, con la pelle raggrinzita, ma felici di essere ancora uniti…

Pochi giorni dopo quell’ultimo saluto, Angelo se ne è andato…e una parte di me con lui.

Non ero neppure in grado di pronunciare quell’orribile parola: “morto”

Per molti mesi, forse anche un anno, non sono mai riuscita ad associare la parola morte ad Angelo.

Ero un corpo senza anima che vagava per la città. Come un automa mi alzavo e svolgevo i doveri basici, ma appena potevo, mi immergevo nel divano cercando un abbraccio che mi contenesse.

Il mio quadro, la mia tela erano andati a pezzi ed io insieme a lui. Non ero in grado di pensarmi senza Angelo. Lui era il mio respiro, lui era la mia ragione di vita e come lui non riuscivo più a respirare!

Ero arrabbiata? No furiosa!

Furiosa perché quel maledetto destino se l’era preso a soli 42 anni! Ma dico io!

Non ci sono parole per poter descrivere queste emozioni. Il nulla invadeva ogni angolo di me e mi rosicchiava lentamente.

Io, inerte, mi lasciavo erodere.

Comprendere ed accettare che il quadro con Angelo, le bambine e me era parte del mio passato, che era giunto il momento di prendere una nuova tela, nuovi colori e una bella cornice e ricominciare dall’inizio è stato doloroso e faticoso.  

Dovevo prendere una nuova tela, una nuova cornice e iniziare a pennellarla. Una parte di me mi spingeva a restare ancorata al vecchio dipinto. Ero lacerata, sentivo il desiderio di continuare a vivere, una vocina insisteva nel rammentarmi che ero forte, solare, grintosa e che avevo uno scricciolo da allevare.

Fintanto che dovevo svolgere le mansioni di mamma, riuscivo a trovare il sorriso, ma ero incastrata nell’idea che non avrei mai potuto costruirmi una nuova vita; figuriamoci poi se nella nuova vita potessi contemplare un uomo!

I sensi di colpa, al solo pensiero di intessere una relazione, erano come macigni che schiacciavano il mio cuore. In quei momenti mi sentivo fedifraga.

Come avrei mai potuto sciogliere il legame eterno con Angelo? Non era forse anche questa una forma di tradimento? Ricordo ogni notte in cui mi sono addormentata con lo strazio della perdita e l’angoscia di non essere capace di tenere fede al nostro amore.

Poi la mia anima si è destata, lentamente, come quando esci da un coma, ha raccolto tutte le energie in sue possesso, ha riesumato la grinta e la forza e ha deciso che era giunto il tempo di prendere la nuova tela e iniziare il dipinto.  

Vittoria è cresciuta, io ho continuato a gestire lo stabilimento balneare e dopo alcuni anni ho incontrato un altro uomo che, con garbo, è entrato a far parte della nostra vita.

Il nuovo quadro mi piace, non stona con il vecchio, anzi lo arricchisce, perché dall’esperienza con Angelo, ho imparato che la vita va goduta, gustata in tutti i suoi piccoli istanti e le sere d’estate, quando il tramonto fa capolino sul mare e intravvedo un surfista, sento che Angelo è ancora qui con noi…

Non esiste separazione definitiva finché esiste il ricordo.

Adios, Paula, mujer

Bienvenida, Paula, espirito

(Isabel Allende)


Foto di Stephan Keller by Pixabay


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COMMENTI

Bb10-03-21 20:50
Bellissima
Donna Incanto10-03-21 20:53
Onorata. Io ringrazio Silvia per avermi permesso di narrare la sua storia

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