|
|
Per comprenderne la matrice è necessario capire il fenomeno della preoccupazione. La preoccupazione, citando lo psichiatra francese Chritophe André è +em "uno stato della mente assorbito da un oggetto capace di inquietarla o turbarla sino alla sofferenza morale” +em. Gli oggetti di preoccupazione sono, di fatto, tutto quello che costituisce la vita quotidiana: la salute, il denaro, l’amore…la tendenza a preoccuparsi, soprattutto nelle forme morbose, si basa su un enorme incapacità di tollerare l’incertezza.
Sentimento fortemente percepito di fronte al contagio di questo virus.
Posti di fronte all’incertezza collettiva si assiste a diversi scenari che palesano le reazioni di ciascuno esposto ad un evento misconosciuto.
Una reazione è la rimozione . Mi comporto come se nulla stia accadendo intorno a me. Proseguo nei miei comportamenti quotidiani. La rimozione porta ad una sottovalutazione agli stimoli di eventi contingenti, fino a non tenere in considerazione la drammaticità. Persone che continuano ad affollare bar e ristoranti, passeggiare in centro città, recarsi verso località sciistiche, per fare alcuni esempi.
Comportamenti iperattivi non dettati da una presa di distanza. Questi comportamenti sono evidenti nella presa d’assalto ai supermercati, come se stessimo assistendo ad un’apocalisse. Sparizione di mascherine e disinfettanti e comparsa sui social di istruzioni per la produzione di disinfettanti home made. Paura ad uscire da casa e incontrare persone.
Questi comportamenti sono lo specchio della sofferenza collettiva rispetto alla situazione incerta. Alcuni di noi reagiscono con il bisogno di accumulare, altri non osservando le precauzioni minime indicate dal nostro governo. Questa situazione avrebbe bisogno, invece, di grande calma emotiva.
La diffusione del coronavirus ha portato alla luce una situazione emotiva latente. Da anni viviamo con la preoccupazione per il posto di lavoro, sempre più precario, sul nostro futuro, amori non più eterni…questa epidemia sta rendendo visibile a tutti noi il filo conduttore che unisce questo periodo storico: la preoccupazione per il futuro.
I greci utilizzavano due termini per specificare il tempo Kronos stava ad indicare il trascorrere del tempo e Kairos definiva un evento importante che modificava lo scorrere dello stesso. Quindi, rispetto ai fatti odierni Kronos è il sentimento d’incertezza generale e Kairos l’avvento del coronavirus.
Chritophe André ci suggerisce alcune riflessioni e comportamenti utili da adottare per gestire momenti difficili, vale a dire il presente contingente (coronavirus) e il presente continuo (momento storico in cui è scoppiata l’epidemia).
Illusione 1: è possibile controllare tutto dandosi da fare
Realtà: no, non si può controllare tutto
Illusione 2: impegnandosi a dovere si dovrebbero evitare i problemi
Realtà: i problemi fanno parte della vita
Illusione 3: l’incertezza sfocerà sicuramente in qualcosa di pericoloso
Realtà: no, molte cose pericolose si risolvono da sole
Attenzione questo non significa accettare che il mondo ci sfugga, rassegrandosi al caos. Dobbiamo cercare una via di mezzo fra il troppo (iperattività) e il troppo poco (rimozione).
Posti di fronte all’incertezza porsi sempre la domanda:
Ammettere che le avversità fanno parte della vita, accettare che i problemi esistono e considerarli solo come tali: problemi da risolvere, non drammi inaccettabili e minacciosi.
Accettare una dose d’incertezza e di avversità nelle nostre vite fa parte del vivere.
La Rochefoucault afferma “è meglio impiegare la nostra mente per le disgrazie che capitano, anziché prevedere quelle che ci possono capitare”
Viviamo ed agiamo quindi nel presente con comportamenti corretti verso di noi e la comunità dove viviamo, e se fosse estendibile al nostro vivere anche futuro?
COMMENTI