Donne: custodi della cura, armiamoci di coraggio per salvare la Pacha Mama.

Il mondo occidentale ha un’impronta maschilista, le donne sono meno valorizzate degli uomini e questo lo sappiamo bene.

La componente femminile del pianeta sente il bisogno di sentirsi tutelata, apprezzata, riconosciuta e non è più disposta ad accettare lo status affidatole, rivendicando il Diritto al Rispetto e alla Dignità.

Sentimenti e princìpi giusti ed insindacabili. Oltre ad organizzarci in movimenti, scendere in piazza, cosa possiamo fare per un mondo migliore?

Abbiamo un ruolo riconosciuto da millenni: la cura. Storicamente e culturalmente siamo le depositarie dell’educazione dei figli, benché anche gli uomini se ne occupino. Se vogliamo cambiare il mondo dobbiamo iniziare partendo dall’educazione dei nostri figli, impartendone una responsabile ed equilibrata, rivolta alla “persona”, iniziando a condividere una cultura scevra di stereotipi.

Vogliamo un mondo privo di atteggiamenti, opinioni ed azioni maschiliste?

Bene, cominciamo con una rivoluzione che parta dal basso, educando i nostri figli come persone e non come “maschi” o “femmine” .

Iniziamo noi a non infliggere differenze educative, a non trasmettere idee che ci sottomettono alla mentalità maschilista.

Insegniamo alle nostre figlie che non sono corpi da ammirare, ma persone da rispettare e ai nostri figli che le donne non sono “Barbie” da ammirare o oggetti da prendere e poi lasciare, che non sono ammesse differenze di ruoli nelle faccende domestiche, che al pari delle donne possono imparare a lavare, stirare e rassettare ed essere felici per il loro contributo, in quanto fanno parte di una società civile e non malata.

Facciamo in modo che il gioco, tanto amato dai bambini e dalle bambine di “far finta di” sia scevro da giudizi sessisti o iniziatico per il malegaze.

Ricordiamoci che quando un bambino o una bambina giocano con la bambola stanno imparando ad accudire e se un maschio impara a prendersi cura dell’altro introietta l’empatia, la pazienza, il sapersi prendere cura dell’altro con amore e crescendo sarà in grado di dispensare amore e non violenza e le nostre figlie non saranno più vittime di femminicido o molestia.

Incoraggiamoli a creare, costruire, diamo loro materiali semplice con cui potranno inventare, perché in questo modo apprenderanno la sfida del “saper fare” ed impareranno la fatica, la perseveranza nel provare fino al compimento dell’opera.

Diamo ai nostri figli materiali semplice con cui immaginare, mettiamoli a contatto con la musica, l’arte e la natura ed insegniamo loro ad apprezzarne la bellezza. Evitiamo stupidi programmi televisivi basati sulla strumentalizzazione delle donne o sulla competizione.

L’armonia ed il rispetto non sono basati su questi due princìpi.

Siamo noi donne le prime ad essere intrappolate in stereotipi e poi ci inalberiamo quando gli uomini ci sottomettono.

Dobbiamo reagire con la creatività e non con una guerra fra poveri, io non mi sento maggiormente rispettata se un titolo accademico viene declinato anche al femminile, mi sento rispettata nel momento in cui sono riconosciuta in quanto persona dotata di cervello.

Sono certa che dobbiamo necessariamente passare anche attraverso il riconoscimento della categoria accademica, ma fintanto che non siamo noi ad attuare il cambiamento anche educativo, la rinascita sarà rallentata.

La partita non si gioca su chi sia più forte, e qui ancora la veduta tipicamente maschile, ma sul trovare soluzioni per un mondo migliore, dove non sia il sesso o la razza a fare la differenza, ma la persona in quanto dotata di competenze.

Se manca la cultura al rispetto, di essere chiamata architetta o ministra non mi interessa, mi sento come “la poverina” che ha bisogno delle briciole per sentirsi grande.


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