Gli uomini passano, le donne restano

Nella Cina sud occidentale vive il popolo Musou fondato su una cultura matriarcale.

Il loro assetto societario non si è modificato neanche in occasione delle pressioni imperiali cinesi. Neppure la riforma voluta da Mau Tse Tung, che imponeva l’assegnazione di terreni ai maschi che si sarebbero distaccati dalla casa materna ha scalfito l’assetto societario. I pochi che aderirono a tale riforma, alla morte del presidente Mao, tornarono alla famiglia d’origine, donando i terreni alle capo famiglia.

All’interno della società matriarcale i figli ereditano dalla madre la posizione sociale e i beni della famiglia e la vita famigliare si sviluppa nel luogo di residenza della madre.

Il punto di riferimento è la Dobu – la matriarca – scelta fra le donne più meritevoli. La Dobu ha tra i 45 e i 60 anni, gestisce le attività lavorative, finanziare, le proprietà comuni e si prende cura della famiglia.

I Musou non prevedono alcuna diseguaglianza sociale e neppure la matriarca gode di privilegi.

Quando la Dobu deve abdicare sceglie accuratamente la figlia a cui deve lasciare il compito di proseguire l’incarico. La discendente deve essere in possesso di buone competenze nella gestione della famiglia, deve possedere qualità morali e competenze nella gestione delle finanze. Non è inusuale che all’interno della stessa famiglia ci siano due Dobu e in questo caso le figure sono complementari.

Gli uomini sono parte della comunità e le decisioni importanti vengono prese in accordo con tutti i membri della famiglia.

La comunità è suddivisa in clan composti da una ventina di persone che vivono tutte sotto lo stesso tetto.

La casa è formata da una stanza comune dove si ricevono le visite che la sera si trasforma in camera da letto per i bambini e le Dobu. Accanto alla stanza comune si trova la “camera dei misteri” destinata al parto e alla venerazione dei defunti. In questa stanza è fatto divieto d’ingresso.

Fino al compimento del tredicesimo anno d’età i bambini dormono tutti insieme, dopo vengono divisi i maschi dalle femmine.

I maschi dormiranno tutti insieme, mentre le femmine avranno accesso alla “camera dei fiori” dove potranno ricevere i loro partner.

Le relazioni si svolgono segretamente, le ragazze decido quando e se presentare il compagno alla matriarca.

Gli incontri amorosi sono notturni e la mattina il partner lascia la stanza prima che tutti siano svegli. Quando la relazione si stabilizza, la giovane donna lo presenta alla matriarca.

I Mosou si amano in segreto e non è contemplato il matrimonio.

Gli amanti restano insieme fintanto che stanno bene insieme, se la relazione non funziona più si lasciano e i figli restano con le madri.

Il padre viene considerato quasi come un estraneo, ha la facoltà di mantenere interazioni affettive con i figli.

Il matrimonio non esiste e l’infedeltà non è contemplata, in quanto, se la coppia ha problemi si lascia.

Le violenze domestiche praticamente non esistono perché la relazione sentimentale non viene vissuta come una proprietà, la gelosia è socialmente derisa.

La loro libertà sessuale ha attirato, negli ultimi anni, il turismo sessuale dei paesi occidentali che hanno scambiato il loro modo di intendere una relazione come una libertà sessuale andando a minare una tradizione millenaria basata sul giusto equilibrio fra i sessi.

La superficialità dimostrata dal pensiero patriarcale mette a rischio una società basata sul rispetto reciproco.

Dovremmo riflettere e prendere ad esempio dal loro modello per applicarlo all’interno della nostra società per migliorarla.

link per approffondire

https://ecointernazionale.com/2020/07/benvenuti-nel-paese-delle-donne-la-societa-matriarcale-dei-mosuo/

https://il-matriarcato.blogspot.com/2014/01/matriarcato-mosuo.html


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