Mission impossible: la coerenza della regola

La miglior protezione che possiamo offrire ai bambini è favorire il loro incontro concreto con le

esperienze della vita e con gli altri. Non dobbiamo temere se questo potrà procurare loro anche

fatiche e frustrazioni, dobbiamo piuttosto temere che restino ai margini della vita, soffocati dalla nostra abilità nell’evitargli ogni conflitto necessario. (Daniele Novara)

Rispetto alle generazioni precedenti, dove i ruoli genitoriali erano ben definiti e quindi i bambini venivano allevati principalmente dalle madri e i padri restavano al lavoro, ora la società è cambiata molto ed ha messo in evidenza una difficoltà nella gestione dei ruoli.

Sono saltati i ruoli precedenti e questo ha creato una maggiore confusione. La sfida dei genitori di oggi, che si sentono spesso in colpa perché troppo assenti, ha dato il via ad una serie di comportamenti che servono di più agli adulti come alibi per lavarsi dai sensi di colpa di non essere sufficientemente presenti.

Da cosa si può partire, quindi? Dal sapere dire di NO. Quello utile è conflittuale, quello della resistenza, serve a far comprendere di non essere d’accordo, ma nel contempo mantiene la relazione.

Troppo spesso si teme che il NO comprometta la relazione con l’altro (figlio, il coniuge, vicino di casa, il collega..). In realtà il senso di colpa e l’ansia di compromettere un rapporto attraverso un NO derivano da una matrice infantile che influenza e spesso tiranneggia la nostra competenza conflittuale.

Il NO conflittuale ci consente di governare le matrici infantili che ci vincolano all’illusione dell’armonia assoluta, permettendoci di definire ed orientare la relazione con l’altro.

Il no conflittuale ci permette di tenere aperta la relazione senza subirla. Non bisogna avere paura dei conflitti.

Il progetto dell’adulto è quello di aiutare i bambini e i ragazzi ad uscire dall’infanzia aiutandoli a passare dalla dipendenza all’autonomia. Il pensiero infantile si basa sull’idea di “bastare a sé stessi” uscire dall’infanzia significa far maturare nel bambino l’idea che gli altri sono necessari.

I meccanismi che bloccano i no

  • TIMORE DI FERIRE
  • INDISPONIBILITA’ (TIMORE DI DIMOSTRARSI INDISPONIBILI)
  • TIMORE DI FARE ESPERIENZE DI SEPARAZIONE
  • TIMORE DI NON OTTONERE IL CONSENSO
  • PAURA DEL CONFLITTO

I NO che servono

  • IL NO DEL DIVIETO (PRIMA INFANZIA) aiuta i bambini a costruirsi una segnaletica di base (senza complicazioni, immediata e rassicurante)
  • IL NO DEL LIMITE (PRIMA E SECONDA INFANZIA) serve ad arginare e dare una misura. Gli argini devono essere solidi ma non rigidi che accompagnino e favoriscano la crescita.
  • IL NO DELLA REGOLA (SECONDA INFANZIA E PREADOLESCENZA) consente di consegnare ai ragazzi la bussola per orientarsi. SI tratta di un NO più complesso che punta verso l’autonomia. Ogni volta che diamo una regola, creiamo uno spazio di separazione, consentendo lo sviluppo dell’auotonomia.
  • IL NO DELLA RESISTENZA (ADOLESCENZA) serve a scoprire e portare avanti il proprio progetto, creiamo il filtro per permettere al ragazzo di accorgersi di ciò che sta facendo, si manifesta spesso attraverso la conflittualità.

Il genitore EDUCATIVO è un adulto che organizza un progetto e una serie di procedure efficaci. Crea regole oggettive basate sulla chiarezza piuttosto che sulla relazione emotiva. La regola è una procedura, è un principio organizzativo, consente di regolare lo spazio/tempo in maniera condiviso. Fino a 10 anni sono i genitori che strutturano queste regole sulla base di:

  • chiarezza
  • realismo
  • sostenibilità

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